Le modifiche delle tariffe della sosta a Chieri hanno suscitato molte polemiche, agitate da alcuni portatori di interesse e dall’opposizione politica. Non c’è da stupirsi, capita sempre così. Ma cerchiamo di capire come stanno le cose, al di là dei titoli dei media.
La sosta a pagamento riguarda la sola area del centro storico. Un’area a forma di ellisse, di piccole dimensioni – l’asse maggiore è di 1,3 km, quello minore di 1,1 km – con una superficie che è un quarto del centro abitato di Chieri. Nel resto della città la sosta è gratuita e abbondante.
Muoversi a piedi nel centro storico richiede non più di 10-12 minuti. Lo si attraversa completamente in meno di 20 minuti. Su parte della rete stradale del centro storico non si può sostare, perché è pedonale, oppure perché le strade sono molto strette.
Perché far pagare la sosta in centro storico?
L’ACI, che difende gli interessi degli automobilisti, dice che lo spazio stradale urbano è un bene scarso e la tariffazione è un modo efficiente per gestire uno spazio scarso a vantaggio di tutti. La ricerca di parcheggio genera traffico in più che aumenta congestione e inquinamento; se è più facile trovare posto, questo fenomeno negativo si riduce di molto.
La sosta a pagamento garantisce a un maggior numero di persone la possibilità di trovare parcheggio. Con la sosta libera, il primo che arriva trova posto e lo occupa anche tutto il giorno.
Per i residenti che hanno un box o una rimessa, è un incentivo a metterci l’auto e a lasciare spazio libero in strada.
Per chi lo può fare, è un incentivo a usare il trasporto pubblico, a fare un tratto di strada a piedi, a usare la bicicletta. Il centro storico è zona 30! Fare un po’ di strada a piedi tutti i giorni fa bene alla salute, lo dicono i medici.
Gli stalli bianchi sono obbligatori dove ci sono stalli blu?
Il Codice della Strada (Art. 7) dice che i Comuni, dove ci sono stalli blu, devono riservare adeguati parcheggi liberi. Quest’obbligo non vale però nelle zone di particolare valore storico o ambientale.
La sosta a pagamento penalizza il commercio?
Chi abita in centro storico fa acquisti a piedi. Dai parcheggi esterni, la maggior parte delle vie con negozi si raggiunge in pochi minuti a piedi. Andando a piedi, si guardano le vetrine e si vedono cose nuove.
Con la sosta a pagamento, chi vuole arrivare in auto davanti al negozio ha maggiori probabilità di trovare parcheggio.
I clienti in auto evitano un negozio quando non trovano parcheggio, non perché è a pagamento.
Le persone che non si possono permettere di pagare la sosta, molto probabilmente non fanno la spesa nei negozi del centro storico, ma scelgono soluzioni più economiche.
Chi frequenta bar, ristoranti e pub del centro storico ha 90 minuti gratis a pranzo e la sosta libera la sera dopo le 20.
Nelle città piccole e grandi, i centri storici vengono valorizzati, diventano luoghi da vivere, il commercio si specializza, si estendono le aree pedonali. A tutto questo si accompagna sempre la gestione della sosta a pagamento.
Perché non la sosta a disco orario?
In teoria la zona disco non discrimina chi ha pochi soldi. In pratica, far rispettare la zona disco richiede un’attività di controllo, che ha un costo alto, che deve essere pagato con le tasse dei cittadini. Inoltre, è abbastanza facile aggirare i controlli e mettere avanti il disco orario.
Perché ci si lamenta della sosta a pagamento?
Alcuni esercenti temono la concorrenza dei supermercati, che offrono parcheggi gratuiti ai clienti, ma oggi i clienti nei centri storici cercano cose diverse da quelle che offre la grande distribuzione.
In tutte le città, le opposizioni sfruttano questi timori a scopo politico, perché sanno che è un argomento che suscita facili polemiche e dà loro visibilità (banchetti, raccolta firme). Le stesse forze politiche che dall’opposizione fomentano le lamentele, quando sono al governo si guardano bene dal togliere la sosta a pagamento.
Le persone che si trovano a dover pagare per parcheggiare dove prima era gratis, vedono lo svantaggio immediato e non considerano i vantaggi complessivi. Quando dici: “Sei contento se la sosta a pagamento costa di più?”, la maggior parte dirà no, è logico, è una risposta istintiva che non tiene conto dei motivi di una scelta.
È scomodo pagare la sosta?
Le app per pagare la sosta sono molto comode e stanno diventando sempre più diffuse. In generale, l’uso dello smartphone per pagare sta diventando sempre più diffuso. Con le app si può allungare e stoppare la sosta, così si paga solo il tempo di sosta effettivo.
Le tariffe sono raddoppiate? Addirittura quintuplicate?
Anche i media sanno che la polemica sulle tariffe fa ascolto e calcano la mano con titoli sensazionali. Ma come stanno davvero le cose?
Aumenta il numero di parcheggi blu. Il PGTU prevede di passare da 822 a 1450. L’aumento sarà progressivo. Su un totale di 6250 stalli in centro urbano, vuol dire passare dal 13% al 23%.
La tariffa oraria nella zona periferica “A” in effetti raddoppia, da 50 centesimi a 1 euro. Ma bisogna ammettere che 50 centesimi è pochissimo per un’ora di sosta. Non cambiano le tariffe delle zone “B” e “C”, quelle che riguardano di più il commercio in centro.
Aumentano gli abbonamenti. Il costo orario medio al giorno rimane comunque molto basso in assoluto e anche se lo confrontiamo con il costo di un posto auto in affitto. L’abbonamento residenti senza posto auto è triplicato, ma prima era bassissimo (23 centesimi al giorno). Sestuplica effettivamente l’abbonamento per i genitori degli alunni delle scuole più centrali, che prima era di 10 euro, nemmeno il costo del lavoro per rilasciarlo. Però aumenta il numero di abbonamenti a disposizione: adesso sono 500, un terzo di tutti gli stalli blu.
La centrale Piazza Dante diventa tutta a pagamento. Prima gli stalli bianchi venivano occupati alle otto del mattino da auto che rimanevano in sosta tutto il giorno. Ora i dipendenti che devono parcheggiare tutto il giorno possono fare un abbonamento con un costo giornaliero che tra 1,19 e 1,39 euro.

Correttivi?
Le nuove regole non le ha decise il Padreterno, gestire significa adattare le regole alla situazione che cambia. Il Comune dovrà monitorare con attenzione e flessibilità la situazione, in base all’occupazione degli stalli blu e al traffico; e correggere se opportuno, ma dopo sei mesi almeno di prova.
Ad esempio, si potrebbe unificare l’abbonamento a 280 euro per tutti coloro che hanno un posto di lavoro fisso in centro storico.
Poi bisogna proseguire con le politiche per la mobilità a piedi e in bicicletta, che riducono la necessità di usare l’auto per una parte dei cittadini (a Bolzano il 36% degli spostamenti in centro è in bicicletta). Ma gli ultimi interventi per la ciclabilità sono stati progettati ormai sei anni fa.
E bisogna ripensare il trasporto pubblico in città, che studenti a parte è usato pochissimo. Ad esempio, Alba e Settimo Torinese hanno alcune linee urbane gratuite.